SALVIAMO IL C. P. O. EXPERIA

Al di là di ogni considerazione politica

Il C. P. O. Experia visto da Bing Maps

 

LETTERA INVIATA GIORNO 30 OTTOBRE 2009 AL QUOTIDIANO "LA SICILIA"

Egregio Signor Direttore,

 

va bene che i nostri rappresentanti hanno il dovere di preservare i beni pubblici ad ogni costo, ma a fronte di tanto degrado nell’intero centro storico catanese c’era tutta questa necessità di andare a sgomberare il CPO Experia trattando gli occupanti come dei pericolosi criminali? Dopo diciassette anni in cui il pubblico proprietario non ha esercitato nemmeno il possesso (il che non è cosa da poco giuridicamente parlando) quest’atto repentino non può far altro che suscitare le giuste ire degli abitanti del quartiere e di molte decine di giovani catanesi, tra cui il sottoscritto, che si vedono sottratto un ennesimo spazio pubblico a favore del nostro ormai elefantiaco ateneo, cui pare non basti occupare in tutta la zona villa Cerami, l’intero convento della Purità e l’ex clinica dermatologica. Ironicamente possiamo prevedere che a breve l’amministrazione universitaria pretenderà di utilizzare la chiesa di S. Agata la Vetere come aula magna e, perché no, di allungare le mani sugli altri immobili pubblici di via Crociferi; mi va di precisare che parlo da studente, e dovrei anzi dirmi contento di poter usufruire di nuovi spazi di studio. Ma l’Università, benché fondamentale, non può a mio avviso oscurare completamente altri interessi altrettanto degni di tutela, e c’è da osservare che simili spartizioni tra enti pubblici lasciano trasparire una certa avidità per nulla celata da parte di enti e amministratori che formalmente fanno il bene di tutti, ma forse perseguono ideali di dubbia nobiltà.

 

Il CPO Experia, al di là di ogni considerazione di carattere politico, era un punto di aggregazione anche per chi, come lo scrivente, non ne condivideva minimamente l’ideologia, ma che ne apprezzava lo sforzo solitario di rendere San Cristoforo un quartiere migliore; lì si incontravano ragazzi di tutte le età e condizioni, in particolare allievi delle vicine scuole superiori e sedi universitarie. È bene dire che negli ultimi anni il fenomeno delle occupazioni di edifici fatiscenti da parte di giovani esponenti di compagini politiche diversissime ha assunto a Catania i connotati di un nuovo fenomeno di massa il cui intento non è quello di creare circoli estremisti e ultra politicizzati, bensì spazi autogestiti in cui potersi incontrare in serenità e sicurezza per poter condividere idee e passatempi. Per alcuni ragazzi possono costituire un surrogato dell’ambiente familiare quando, com’è purtroppo assai frequente, esso sia disastrato e difficile, per altri sono uno sfogo dove poter esercitare quelle abilità personali che sono impedite durante la vita quotidiana, per altri ancora divengono una piazza coperta dove poter incontrare gli amici senza il bisogno d’intossicarsi di alcool sulle panche di qualche pub d’importazione.

 

Occupare un edificio, chiunque ne sia il legittimo proprietario, è un reato e, più in generale, un’azione certamente immorale che attenta alla certezza della proprietà. Ma se è vero, come recita l’art. 42 della Costituzione, che “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”, allora l’intraprendenza di uno sparuto gruppo di ragazzi che ha reso liberamente fruibile per diciassette anni un fatiscente cinema bruciacchiato e cadente non può essere in toto una cosa cattiva. Ma questo, in effetti, non sta a noi definirlo.

 

Luigi Giuseppe Gennaro